Il Fondatore del Karate Moderno
Gichin Funakoshi è universalmente riconosciuto come il fondatore del Karate moderno e il principale artefice della sua diffusione al di fuori dell’isola di Okinawa. Nel 1922 presentò il Karate in Giappone, contribuendo alla sua diffusione. Per facilitare l’integrazione del Karate nella cultura giapponese, Funakoshi rimosse molti riferimenti cinesi dai kata e adottò una terminologia più vicina al Bushido giapponese. Questo fu un passaggio cruciale per la diffusione del Karate in Giappone e nel mondo. Nato il 10 novembre 1868 a Shuri, Okinawa, crebbe in un’epoca di grandi trasformazioni politiche e culturali in Giappone. Educato secondo i principi della tradizione confuciana, Funakoshi assimilò valori come la moralità, l’etica e il rispetto per gli altri, che avrebbero influenzato profondamente il suo approccio alle arti marziali.
La Formazione e il Viaggio in Giappone
Iniziò il suo percorso nelle arti marziali sotto la guida di maestri leggendari come Anko Itosu e Anko Asato, approfondendo le tecniche tradizionali di Shuri-te, Naha-te e Tomari-te. Con il tempo, lavorò per unire questi stili in un sistema coeso e accessibile a un pubblico più ampio.
Nel 1922, su invito del Ministero dell’Educazione giapponese, Funakoshi tenne una dimostrazione pubblica a Tokyo, evento che segnò l’inizio della diffusione del Karate in Giappone. La sua dimostrazione catturò l’attenzione di accademici e appassionati, portandolo a stabilirsi a Tokyo per insegnare e promuovere il Karate rendendolo accessibile a praticanti di ogni età.
Negli anni ’20, il Giappone stava cercando di unificare e modernizzare le proprie arti marziali, favorendo la creazione di discipline adatte all’addestramento scolastico e militare. Funakoshi adattò il Karate in questa direzione, standardizzando le tecniche e riducendo i riferimenti all’eredità cinese. Il Dai Nippon Butokukai (organizzazione governativa giapponese per le arti marziali) giocò un ruolo cruciale nella diffusione del Karate in Giappone. Nel 1933 riconobbe ufficialmente il Karate come arte marziale giapponese e ne favorì l’integrazione nei programmi scolastici e militari. Durante questo processo, furono introdotti elementi tipici del Budo giapponese, come i gradi (kyu/dan) e il concetto di Dojo Kun, contribuendo a rendere il Karate più conforme alle arti marziali nipponiche.

La Filosofia del Karate-Do
Funakoshi non considerava il Karate una semplice disciplina fisica, ma una via per il miglioramento morale e spirituale, nota come Karate-Do (“la via della mano vuota”). Secondo lui, lo scopo ultimo del Karate non era vincere un combattimento, ma perfezionare il carattere e raggiungere l’autocontrollo.
Nel suo celebre libro Karate-Do Kyohan (Il Manuale del Karate-Do), Funakoshi esponeva questi principi e li sintetizzava nel Dojo Kun, un codice morale destinato a guidare i praticanti nel loro percorso. Insisteva sull’importanza della pratica dei kata come mezzo per sviluppare disciplina, consapevolezza e autocontrollo, piuttosto che enfatizzare la competizione.
La Fondazione dello Stile Shotokan
Funakoshi insegnava un Karate basato sulle tradizioni di Shuri-Te e Tomari-Te, senza definirlo uno ‘stile’ separato. Tuttavia, con la fondazione della Japan Karate Association (JKA) nel 1949, il metodo di Funakoshi venne formalizzato in uno stile sistematizzato, che assunse gradualmente il nome di Shotokan. Masatoshi Nakayama, primo capo istruttore della JKA, strutturò un programma di allenamento basato su principi scientifici, biomeccanica e didattica moderna. Standardizzò kihon, kata e kumite, sviluppando metodi di allenamento efficaci che resero lo Shotokan il primo stile di Karate ad avere una diffusione globale. Il nome Shotokan deriva dallo pseudonimo letterario “Shoto”, usato da Funakoshi per firmare le sue poesie. Il dojo dove insegnava divenne noto come Shotokan (Casa di Shoto) e successivamente il termine identificò lo stile caratterizzato da posizioni più ampie, tecniche dirette e una metodologia più accademica.
Il simbolo della tigre, associato allo Shotokan, fu disegnato dall’artista Hoan Kosugi, amico e studente di Funakoshi. La tigre rappresenta la forza, il potere e la tenacia sviluppati attraverso l’allenamento nel Karate di Funakoshi, oltre all’atteggiamento tradizionale cinese secondo cui la tigre non dorme mai ma mantiene una costante e acuta vigilanza. Si può ipotizzare che la tigre disegnata all’interno del cerchio simboleggi che il suo potere, come quello del Karate Shotokan, è contenuto e non dovrebbe mai essere utilizzato indiscriminatamente, ma solo quando assolutamente necessario.
Grazie alla sua visione innovativa, Funakoshi integrò il Karate nelle scuole e nelle università giapponesi, rendendolo una disciplina accessibile a chiunque desiderasse praticarla, indipendentemente dall’età o dal livello di preparazione fisica.

L’Eredità di Gichin Funakoshi
Alla sua morte, avvenuta il 26 aprile 1957, Gichin Funakoshi lasciò un’eredità incalcolabile. Oggi il Karate è una disciplina globale con molte sfaccettature:
- Karate Tradizionale: conserva le radici okinawensi e si focalizza sull’autodifesa, sulla biomeccanica naturale del corpo e sulla filosofia marziale. Maestri come Chojun Miyagi (fondatore del Goju-Ryu) e Kenwa Mabuni (fondatore dello Shito-Ryu) giocarono un ruolo cruciale nel preservare il legame con l’antica pratica del Karate di Okinawa, mantenendo un approccio più vicino ai suoi principi originari, in contrasto con la crescente enfasi sportiva introdotta in Giappone.
- Karate Sportivo: si è evoluto a partire dagli anni ’50 con la Japan Karate Association e altre federazioni internazionali. Le competizioni di kata e kumite, basate su regolamenti codificati, hanno portato il Karate fino alle Olimpiadi di Tokyo 2021, enfatizzando velocità, tecnica e strategia piuttosto che l’autodifesa tradizionale.
- Karate Moderno: include interpretazioni per l’autodifesa (Goshin-Jutsu) e applicazioni in forze dell’ordine e sicurezza. La sua filosofia continua a ispirare milioni di praticanti, dimostrando che il Karate è molto più di un’arte marziale: è un cammino di crescita personale, equilibrio e rispetto.
Attraverso il suo insegnamento e le sue opere, come l’autobiografia Karate-Do: My Way of Life, Gichin Funakoshi trasmise una filosofia che ancora oggi ispira generazioni di praticanti. Più che un maestro di Karate, fu un innovatore e un filosofo che trasformò un’antica arte di combattimento in un cammino di crescita personale e universale.
Il Karate come Arte, non Sport
Funakoshi era un uomo di grande umiltà, convinto che il Karate dovesse essere un cammino di miglioramento personale piuttosto che un mezzo per vincere combattimenti o competizioni. La sua filosofia sottolineava che l’apprendimento dei kata fosse fondamentale, e che il vero maestro di Karate fosse colui che non si vantava dei suoi successi, ma continuava a perfezionarsi silenziosamente.
Nel suo insegnamento, Funakoshi enfatizzava la pratica dei kata come mezzo per sviluppare il controllo di sé e la consapevolezza. La sua visione del Karate come arte di vita continua a vivere attraverso le sue opere e gli insegnamenti che ha lasciato in eredità.